Up Etna in MTB 2 Prev Next Slideshow

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Sono le 07:47, perfettamente ad orario sulla tabella di marcia, quando inforco l’Altomontana davanti al Rifugio Ragabo.
Stamattina l’aria è davvero fresca e porta quasi fastidio quando si pedala all’ombra. Il primo tratto scorre tranquillo, metro dopo metro, sotto le ruote della mia MTB, tirata a lucido come ogni volta quando rientro da un’uscita su sterrato. I km passano, lascio l’altomontana ed inforco la strada che mi porterà al rifugio Timparossa.
Pedalo, l’aria diventa più respirabile, una lepre mi osserva incuriosita, forse non è abituata e vedere bikers quassù
Arrivo al rifugio Timparossa, ne approfitto per una pausa “banana”
Mentre mangio, entro a visitare il rifugio. Non è passato molto tempo da quando ci sono passato la volta scorsa, ma stavolta lo trovo ben fornito di generi di prima necessità che altri visitatori hanno lasciato, quasi quasi mi farei tentare da un bel cucchiaino di nutella
Riparto, lascio la pista che mi ha portato fin qui, da adesso in poi so che sarà dura, non ho notizie di questo S.T. ma da quello che ho visto precedentemente su G.E, non promette niente di buono…………. Ed infatti il primo tratto è proprio difficile, pedalarci sopra è pressoché impossibile, qui l’aMmuTtaBike si manifesta nel massimo delle sua espressione
Le mie Quechua da Ttrekking della Deca fanno il loro sporco lavoro. Dopo tanta salita, ho Heidi che riecheggia nella mia mente quando guardando in alto, vedo le caprette sul monte Nero che belano e forse mi fanno anche“Ciao”, ma poi ho un serio dubbio che è la stanchezza che dà i suoi primi frutti.
Finalmente la salita finisce e davanti a me si riapre un panorama mozzafiato
Ma la gioia dura abbastanza poco, seguendo il sentiero, la terra morbida mi fa chiudere la ruota anteriore e ………volo carpiato e caduta soffice (….ed è 1), o quasi, sulla cenere vulcanica, niente di particolare, mi alzo e proseguo, so però che adesso inizia la parte più difficile. Il sentiero, come già avevo visto su alcune mappe finisce sull’ultima colata lavica del 2002, ma pensavo di trovare almeno due sassi calpestati che mi dessero un indizio o inizio di traccia, ma nulla, solo colata lavica e pietre taglienti sotto di me da attraversare con la bici sulle spalle. Le mie scarpe 47 fanno del loro meglio per trovare l’appoggio migliore per farmi rimanere in piedi, ma una colata lavica è un insieme di pietre porose e quindi taglienti che sotto ogni passo si muovono sempre in direzione diverse……..appunto, direzioni diverse, ed infatti mentre io porto la mia RR sulle spalle, scivolo e patatrac, mi siedo violentemente su una bella pietra (….e 2), sento che mi sono graffiato un po’ dietro la coscia, mi passo la mano ma non vedo sangue, quindi proseguo andando in direzione ovest cercando di trovare la strada che mi dovrà condurre sull’Etna. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, altro piede su “Rolling Stone” e altro graffio sul polpaccio (…e 3!!)
Questo brucia di più, pazienza, lascerà il segno per un po’ dentro e fuori di me L All’improvviso mentre sono ancora con la bici sulle spalle, vedo la luce!!!!! Una bellissima strada in terra battuta davanti a me. E’ lei, quella che cercavo io, adesso in teoria sarei dovuto scendere a valle per proseguire con il mio itinerario previsto o comunque per rientrare e curarmi il graffio sul polpaccio, ma il paesaggio verso “Su” è troppo bello ed invitante, e così decido di “salire”
Sono a quota 1873 mt. e l’obiettivo è solo assaporare un po’ del versante Nord dell’Etna e quindi ….pedalo. Mi fermo ogni tanto per assaporarmi il panorama
Mi soffermo sul mio Michelin Wild Race’r 2.0, forse è arrivato il momento di cambiarlo
Ogni tanto, tra una barretta ed una frutta, faccio qualche scatto diverso
Ma qui il paesaggio è incantevole, bocche eruttive ormai spente sembrano volermi inghiottire
Uno sguardo a valle verso Nord e mi sembra di toccare con mano le isole Eolie. Vulcano, Lipari e Salina sembrano piccoli scoglii che affiorano dal mare
Ma anche la Calabria non è da meno
Salgo, curve e tornanti si susseguono uno dietro l’altro e ogni volta mi dico: “Dopo questo torno giù a valle”
A 2.700 mt. giro la bici per tornare a valle, ma poi rifletto, ricordo che verso i 2.850 mt ci dovrebbe essere l’osservatorio astronomico, ma non si vede ancora nulla, quindi com’è ovvio……. continuo a salire. Lascio questa traccia che conduce a torre del Filosofo (dove sono arrivato qualche settimana fa ) e dirigo verso l’obiettivo prefissatomi qualche centinaio di metri prima. Qui il paesaggio è davvero “LUNARE”, la foto non rende quello che effettivamente il paesaggio offre ma parla lo stesso da sola
Ultime pedalate e finalmente dopo circa 4:30 h circa che sono partito, raggiungo l’osservatorio, qui l’aria è davvero fredda, il vento soffia abbastanza e così indosso la giacca antivento
Sono a 2.825 mt, il navigatore me lo mostra entusiasta
Mi faccio l’ultima foto “panoramica”
Una moltitudine di nuvole stanno arrivando e sembrano avvertire di sbrigarmi prima che mi facciano assaggiare la loro impetuosità. Accendo la mitica helmet cam e inizio la lunga discesa che dopo circa 30 minuti adrenalinici mi porta a valle
Faccio un piccolo giro perlustrativo a Piano Provenzana tra i turisti che allibiti mi hanno visto scendere dagli inferi dell’Etna e poi dirigo vero l’auto. Arrivo al Rifugio Brunek dopo 35.5 km percorsi, forse pochi ma sicuramente abbastanza intensi e indelebili. La bici riporta qualche segno dell’escursione di oggi
Guardo la mia rock shox e vedo che ha proprio lavorato duramente
Mangio qualche frutta e bevo l’ultima porzione di bevanda energetica preparatami a casa, carico tutto in auto e dirigo verso casa.
Per strada faccio il riepilogo della mattinata trascorsa. Sono sicuramente contento per la meta raggiunta oggi, anche perché non era prevista questa escursione fin oltre quota 2.800 mt con un’ascesa di quasi 1.600, ma so anche che sulla colata lavica ho rischiato parecchio, un’altra caduta e forse solo gli avvoltoi mi avrebbero ritrovato J ma …………….ormai è acqua passata, devo solo cercare di attutire il “colpo a casa”.
E con quelli di oggi sono 2000 km, una giornata che ha lasciato davvero “dei segni” profondi


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GE 01 settembre 2010
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